DIPENDENZA

Questo argomento è il risultato di mie considerazioni personali, non ha nessun valore scientifico.

Perchè parlare di “dipendenza”?
Chiunque, credo, si è incontrato prima o poi, direttamente o indirettamente, con uno dei suoi molteplici oggetti: alcol, nicotina, cibo, lavoro, droga, gioco d’azzardo, internet, cellulari, televisione, gratta e vinci, legami affettivi, shopping, sesso, e chi più ne ha ne metta.

spirale

Purtroppo, e non a caso, ciò che crea dipendenza si trova facilmente sul mercato ed è spesso oggetto di pubblicità. Sono particolarmente sensibile alla dipendenza da alcol, sta coinvolgendo velocemente, anche qui in Italia, come già avevo intuito anni fa dai miei riferimenti internazionali, adolescenti e giovani. Non meno preoccupante è la dipendenza da telefoni , videogames e televisione che si sta espandendo a macchia d’olio. Un piccolo appello alla prevenzione. Se siamo consapevoli di ciò, con i nostri figli, forse, con il giusto atteggiamento (quale?), possiamo sostenerli a non innescare tale meccanismi nella loro vita.
Nella mia vita ho incontrato persone “dipendenti” (alcol, droga, cibo, nicotina, farmaci, shopping, relazioni disfunzionali) che ce l’hanno fatta. Sono riuscite con fatica, pianti, emozioni forti, tremori a “liberarsi” da ciò che li controllava e dominava. Sono riuscite a camminare sul sentiero della vita in contatto con se stesse e senza timore delle lacerazioni interne che provavano. Questo mi da speranza. Vedere una donna che dopo anni di comportamenti compulsivi si è distrutta ed è riuscita a prendere in mano la sua vita è sicuramente un grande insegnamento. Non è mai tardi per cambiare. Qualsiasi sia la nostra età possiamo cambiare, possiamo crearci una vita che corrisponda ai nostri valori e ai nostri desideri. Anche le dipendenze, se trasformate, da soli non è facile, meglio cercare l’aiuto di un gruppo, di una guida, possono rivelarsi un’esperienza di vita che ci fortifica e ci forma profondamente.
Non riuscivo a capire bene il meccanismo di un “mangiatore compulsivo”, chi è dipendente dal cibo, finchè una persona, eravamo al telefono, mi ha detto: <<tu non capisci, io ho dei raptus, mangio veramente tutto, anche uova, pasta cruda, prendo a manciate i cereali ed in un minuto finisco una, due scatole, quando sono in casa e ci sono dei biscotti è come se mi chiamassero, non riesco a studiare, sento che mi chiamano e finchè non li mangio, loro sono lì, che mi impediscono qualsiasi attività>>.
La dipendenza ti porta ad isolarti, c’è chi mangia, chi beve da solo, si nasconde. Se non l’abbiamo vissuto, credo che non possiamo renderci conto di quello che significa. Dopo un’abbuffata, dopo una forte bevuta si sta male fisicamente, dopo aver fatto uno shopping compulsivo, dopo aver giocato fino all’ultimo centesimo, dopo essere stati coinvolti in relazioni sessuali “malate”, fisicamente ci si sente male, ma è proprio questo malessere, questo senso di colpa che per un paio d’ore ci mette in contatto con la nostra forza, con il desiderio di farcela. Purtroppo dopo un po’, i biscotti, l’alcol, la droga, la nicotina, ci chiamano, i pensieri compulsivi di soldi, sesso, lavoro si fanno sempre più presenti in noi e non reggiamo. Ancora una volta… e così, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anni dopo anni. Un’alternanza di morte e speranza. Ritmo che vivono le persone con le quali siamo in contatto quotidianamente. Vivono la disperazione, l’impotenza, il non amore e poi la speranza, l’illusione. Un circolo vizioso difficile da interrompere.
Non è facile ma possibile.
Le dipendenze si innescano velocemente. Ricordo che mia figlia, con una babysitter, guardava sempre, alla stessa ora i cartoni delle” Winx”. Un giorno dovevamo uscire e la bambina ha iniziato a gridare, strillare, buttarsi per terra e a manifestare comportamenti che purtroppo sono così familiari a molti genitori. Ho affrontato la situazione. Il giorno dopo ho deciso che dovevo impedirle di vedere quel cartone per aiutarla a rompere questa routine. Mi sono resa conto che già si era innescata in lei una certa dipendenza. Non potevo eliminare l’oggetto così, di botto. Aveva delle vere e proprie crisi di astinenza: rabbia e violentissime reazioni. Non è durato molto, ma ho dovuto gradualmente e con strategie inventate sul momento o rubate agli esperti, sostenere mia figlia a distaccarsi da questo cartone animato.
Per risolvere delle dipendenze ci vogliono strategie, sostegno, dolcezza.
Mentre viviamo una crisi di astinenza, fisica o psicologica, gli effetti sono devastanti.
Non è facile, è possibile.
In America, ora anche qui, si sono diffusi gruppi di auto aiuto che hanno raggiunto grandi risultati (Programma dei dodici passi, gruppi presso strutture ospedaliere, eccetera, solo per citarne alcuni). Da loro, ho rubato, per la mia vita, alcuni concetti. Uno che credo sia molto efficace è “un giorno alla volta”, che poi io ho trasformato in “un minuto alla volta”. Non devo pensare che non utilizzerò quell’oggetto, quella sostanza, con il quale sono in una relazione di dipendenza, per tutta la vita, ma solo per un minuto, per un’ora, un giorno. E poi, i giorni diventano mesi, anni. Ho anche capito che se vivo con un alcolista, un tossicodipendente, ecc, anch’io sono “dipendente” dalla persona dipendente, sono cioè in una relazione di “co-dipendenza”.
É’ come se fossi drogata dallo stress, dai ragionamenti malati, dalla necessità di controllare sempre il comportamento di chi mi sta accanto.

Da giovane ero familiare a situazioni drammatiche colme di tensione. Ed è in queste situazioni che mi sentivo “bene”. Ricordo che quando convivevo con il mio ragazzo, prima di andare a condurre un gruppo, litigavo sempre. Drammi, tensioni. Poi conducevo il gruppo ed ero serena, completamente presente. Ho impiegato tante litigate per capire che ero io che avevo bisogno di creare questo malessere, a me molto più familiare della serenità, per poter affrontare situazioni di sfida (in quel caso condurre i miei primi gruppi). Ricreavo emozioni vissute nel mio passato.
Dopo mesi di lavoro su di me ho iniziato a “stare bene e sentirmi a mio agio” anche in situazioni serene, ed a permettermi di viverle con accettazione sebbene avessi sempre paura che era un’illusione, che dopo sarei caduta nel vortice, come avveniva con mia madre. Non beveva per alcuni giorni, io stavo bene, e poi… uscivo da quella tranquillità con immagini e situazioni devastanti.
Chi vive con di chi ha un problema di dipendenza prova ansia (il dipendente ha dei frequenti sbalzi d’umore), paura (specie quando il familiare malato è anche violento), insicurezza economica, mancanza d’affetto, senso di vergogna e isolamento.
Sono condizioni pensantissime per un coniuge o un genitore, ma forse ancor più forti per un figlio, che crescendo non riceve l’amore e l’attenzione cui avrebbe diritto, e assorbe sensazioni di paura e incertezza a un livello molto profondo.
Prendendoci cura della nostra vita, lavorando sulle emozioni, sull’autonomia personale e sulla serenità possiamo di riflesso aiutare l’altro. Non possiamo assolutamente pensare di “salvare” l’altro, di cambiare o aiutare l’altro direttamente.
Non è facile ma è possibile.
Ed è proprio con questo “non è facile ma possibile” che vorrei concludere queste piccole considerazioni.
Vivere gioiosamente in armonia con se stessi, gli altri ed il mondo, non è facile ma possibile.
Iniziamo e continuiamo a navigare in questo mare spesso in tempesta, è faticoso, lo so, a volte è estenuante, ma siamo in tanti in questa barca. Ci sono tantissime persone in tutto il mondo che stanno vivendo sensazioni, emozioni, difficoltà, non uguali ma simili a noi.
Non è facile ma è possibile!

Alcuni spunti rubati qua e là
Per dipendenza si intende:

  • condizione di chi dipende da, di chi non può fare fisicamente o psichicamente a meno di… impossibilità o incapacità di essere autonomi;
  • assuefazione a una sostanza la cui sottrazione induce disturbi fisici e psichici;
  • alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti.
    Distinzione di dipendenza fisica e dipendenza psicologica
    Provoca: sbalzi di umore, perdita temporale, mal di testa ecc…

Dipendenza da:

  • Internet: (Internet addiction disorder – IAD) : bisogno compulsivo di collegarsi alla rete telematica e di utilizzarne i servizi. – “Con la Internet-dipendenza si entra in un mondo staccato dalla realtà. I videogiochi hanno raggiunto dei livelli talmente raffinati che si entra in una realtà virtuale e si ha l’impressione di vivere in questa realtà “ (Massimo Ammaniti). 
    Da novembre 2009 all’Ospedale Policlinico Il Gemelli è stato aperto il primo ambulatorio ospedaliero italiano specializzato nella dipendenza da Internet;
  • Cibo; (Mangiatori compulsivi (Overeaters): non è solo quanto viene ingerito che definisce un mangiatore compulsivo, ma anche i modi in cui si cerca di controllare il cibo e il peso. Alcune persone mangiano in segreto, altre apertamente. Alcune mangiano in eccesso in modo sempre più grave, altre si abbuffano e vomitano. Alcune usano lassativi e diuretici, altre digiunano, mentre altre ancora compensano con un eccessivo esercizio fisico. Tutti i mangiatori compulsivi hanno una cosa in comune: sono spinti da forze che non comprendono a continuare con il loro irrazionale comportamento con il cibo;
  • Gioco: persone intrappolate nella dipendenza dal gioco, che oggi ha tante forme. C’è chi brucia somme ingenti al tavolo da poker, ma anche la casalinga che non sa smettere con il ”Bingo”, o chi non riesce a dedicarsi ad altro che a schedine o lotterie. Questa dipendenza produce tra le altre conseguenze inaffidabilità sul lavoro, insicurezza economica, alienazione dagli affetti più cari (perché il gioco diventa l’unico pensiero);
  • Shopping: bisogno compulsivo di fare acquisti, chi non può fare a meno di comprare, spendendo denaro. Spendere può essere un’attività compulsiva messa in atto per riempire un vuoto interiore. Ben lo sanno tutte quelle donne che soffrono di shopping compulsivo, e spendono i propri soldi (o quelli del marito) per oggetti di cui non hanno reale necessità. Spendere, gestire grandiosamente e sventatamente il denaro, e anche fare debiti possono dare una sensazione di euforia momentanea che funziona come una droga.

 

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